Violenza domestica: miti e false credenze

violenza domestica

I miti sulla violenza domestica sono frutto della cultura e dell’educazione.

Queste false credenze quotidiane spesso sminuiscono la gravità stessa della violenza e portano a far ricadere la responsabilità dell’agito violento sulla vittima.

Vediamo alcuni miti che circolano ancora nella società relativamente alla violenza nei confronti delle donne

 

1.“Il fenomeno della violenza riguarda solo donne che vivono una situazione economica svantaggiata o che  provengono da famiglie problematiche”

FALSO. La violenza è democratica e tocca le più ampie fasce sociali ed economiche. E’ presente in ogni paese, attraversa tutte le culture e  classi sociali mostrandosi indifferente alle diversità di reddito, età e grado di istruzione.

2.“Se a una donna non piace, se ne può sempre andare”

FALSO. Alle donne non piace subire violenza. Mano a mano che la relazione va avanti si intesse di ricordi, esperienze, vissuti che costituiscono il tessuto della vita sentimentale della persona ed è sempre più difficile allontanarsi da chi dice di amarti, ma allo stesso tempo ti usa violenza. Le donne scelgono la relazione non la violenza, ma ora non sanno come uscirne. Gli agiti violenti hanno contribuito a provocare in loro paura, confusione, impotenza, solitudine e perdita dell’autostima… solo per dirne alcune. Temono per i loro figli. Non sanno a chi rivolgersi e  spesso non hanno un indipendenza economica.

3.“La violenza sulle donne è effetto di comportamenti quali l’assunzione di droghe, alcool ed è legata a problemi psichici”

FALSO. Alcool e droghe non sono cause dirette della violenza, ma sono fattori che abbassano i freni inibitori della persona che agisce comportamenti violenti. Può capitare che chi agisce comportamenti violenti faccia uso di droghe, molto più spesso di alcool, ma non bisonga cadere nell’errore di pensare che è l’alcool la colpa di tutto. Rispetto ai problemi psichici, va detto che solo il 10% delle persone che compiono azioni violente soffre di disturbi psichiatrici. La violenza non è quasi mai frutto di raptus, come spesso di sente dire dai media, ma è frequentemente una scelta, più o meno consapevole, dettata da bisogni più o meno frustrati e non soddisfatti nella relazione. Gli uomini maltrattanti sono uomini qualsiasi, spesso brillanti e seduttivi. Agiscono violenza prevalentemente tra le mura domestiche, mentre sono insospettabili all’esterno. E’ così infatti che possono mantenere inalterata la loro immagine e continuare ad agire le violenze.

4.“Evidentemente se l’è andata a  cercare”

FALSO. Questa credenza contribuisce a perpetrare quello scarico di responsabilità che già di per sé l’abusante compie nei confronti della vittima per delegittimare le sue gesta violente. Tale impostazione è estremamente pericolosa in quanto colpevolizza le vittima che “scatena” la violenza dell’altro sulla base di presunte “provocazioni”… non è stata remissiva, non si è assoggettata alle richieste del partner tanto da meritarne la “giusta punizione”. La violenza non è giustificabile.

5.“Gli uomini che usano violenza contro le donne sono stati vittime di violenza nell’infanzia”

“Nì”. L’esperienza della violenza nell’infanzia costituisce di sicuro un fattore di rischio per un futuro uso della violenza e può succedere che uomini che agiscono comportamenti maltrattanti abbiano a loro volta subito nell’infanzia una violenza (direttamente o assistendo ad episodi di violenza). Questo però non deve essere né una giustificazione né una condanna. Abbiamo il potere di cambiare e crescere in modo costruttivo… tutti/e! Molti autori di violenza che hanno subito a loro volta violenza nell’infanzia non chiedono però aiuto terapeutico, continuando a perpetrare le violenze  e i modelli diseducativi di cui hanno fatto esperienza. Non tutti gli autori di violenza, comunque, hanno alle spalle traumi infantili.

6.“Solo gli uomini agiscono violenza nei confronti delle donne, mai viceversa”

 FALSO. La violenza agita dalle donne verso gli uomini esiste, ma è molto meno presente e meno pervasiva. Le esperienze nel lavoro con la violenza domestica dimostrano tuttavia che a livello mondiale il 90%-95% delle vittime di violenza sono donne. La violenza agita dalle donne sugli uomini oltre ad essere meno presente, raramente inoltre assume la caratteristica di lesività che caratterizza il maltrattamento maschile. Ciò tuttavia non significa che sia meno importante o che debba essere invisibile. La violenza è un reato, sia nell’uno che nell’altro caso e produce ferite profonde: nella donna, nell’uomo e nei figli/e.

7.“La famiglia va tenuta unita, bisogna sopportare!”

FALSO. E’ documentato che la violenza assistita costituisce elemento di forte rischio per il benessere psicologico dei minori coinvolti. I figli hanno bisogno di un ambiente sicuro e sereno nel quale crescere. Crescono più serenamente con un genitore equilibrato che in una famiglia in cui assistono ad episodi di violenza. I figli/e non hanno bisogno di un padre violento. La violenza non è amore, è violenza e basta.

8.“I panni sporchi si lavano a  casa”

FALSO. Nella maggior parte dei casi la violenza avviene all’interno delle mura domestiche. Cercare di risolvere tutto da sole può essere eroico, ma spesso è fallimentare. C’è un unico modo per uscire dalla violenza: chiedere aiuto a centri specializzati e/o affidarsi a professionisti formati sulle tematiche della violenza di genere. (A tal proposito se vuoi informarti sui centri attivi nella tua regione e/o provincia puoi comporre il numero gratuito di pubblica utilità: 1522)

 

Questi sono solo alcuni tra i miti che ruotano attorno al fenomeno della violenza di genere. Essi si basano su errate interpretazioni relative a pseudo-concatenazioni di cause-effetto; sono legate ad esemplificazione della realtà che spesso portano ad un capovolgimento di ciò che sta accadendo e  spostano l’attenzione e la responsabilità sulla vittima. Riconoscere tali pregiudizi e opinioni, presenti a tutti i livelli nella società, è il primo passo per non sottovalutare un fenomeno così diffuso e contribuire in prima persona alla promozione di una cultura basata sul riconoscimento e la valorizzazione delle differenze di genere.